Catu , Brunone e Ame e la Zafira strapiena
Cancer Off presente
Leggermente sofferente... :)
Dire "la paura fa 90" forse sarebbe troppo banale ma, considerati i fatti accaduti , poteva concretizzarsi proprio il giorno dove "era già tutto previsto" e dato per scontato. Ma lo sport è imprevedibile e riserva sempre qualche sorpresa.
Elbaman, l'Ironman di casa, organizzato dalla mia società d'appartenenza, l'Elbaman Team, dietro al quale vi è tutta la volonterosa famiglia Scotti.
L'amico Marco, organizzatore e Presidente del club elbano è il "deus ex machina" di questa manifestazione sportiva, resa unica nel suo genere sia per quanto concerne la cornice naturalistica, con scorci mozzafiato, che per il clima familiare instauratosi fra i partecipanti.
E' una specie di ritrovo di fine stagione , una festa all'insegna della fatica sportiva e del divertimento, rappresentato dagli sfottò coi vari amici incontrati.
Centro nevralgico per rivederli ,la famosa gelateria Zero Gradi a Marina di Campo sede dell'evento.
L'equipaggio allestito per la trasferta di fine settembre era composto dal sottoscritto , Fabio Catufi detto "Il Catu" e dal "Colosso di San Colombano" Brunone Marini.
Viaggio con partenza all'alba da Lodi e prima sosta a Piombino per bere un caffè , incontrare l'amica Debora e imbarcarci sul traghetto prenotato.
Un'ora di trasbordo ed altri 30 minuti d'auto prima di giungere alla segreteria della gara dove incontriamo i simpatici volontari e l'intera famiglia Scotti indaffarati nella preparazione dei pacchi gara.
Siamo i primi a ritirarlo con tutto l'occorrente per la prova domenicale ed a mettere la firma sul "pannello ricordo" creato appositamente dall'organizzazione. Carino il pensiero d'attribuirmi il numero 90 e per fortuna non sono un soggetto scaramantico.
Depositiamo Brunone all'Hotel Montecristo del quale è ormai un aficionados come del resto lo sono io dell'Agriturismo Orione, gestito dal mio fratello elbano Gianluca. Il Catu ha scelto di seguirmi ed è rimasto entusiasta dell'amena struttura immersa nel verde e la pace ivi presente.
Venerdì sera dopo la cena ci fiondiamo da Zero Gradi ,incontrando persone che non rivedevo giustappunto dallo scorso anno, ed è sempre una festa irrinunciabile.
La vigilia inizia con una breve corsa mattutina, resa necessaria per riavvivare il corpo intorpidito dal viaggio del giorno precedente, poi è il solito cercare di far trascorrere il tempo ammazzando la noia.
Ed una cosa utile a questo scopo è il bike check-in pomeridiano , grazie al quale incontro gli amici arrivati all'ultimo momento sull'isola ed inizio a respirare profumo di Elbaman.
Faccio uno strappo alla regola durante la cena, lasciandomi attrarre da un primo a base di penne condite, invece del canonico piatto di pasta con olio e grana. Scelta poco azzeccata in quanto risulterà pesantuccio a livello digestivo, ma gioca a mio favore l'avere consumato presto la cena.
Rientrato alla base mi metto sotto le coperte e la desuetudine a coricarsi ad orari insoliti, unita alla classica tensione pre gara, generano un sonno discontinuo. Svegliarsi alle 4,10 contempla uno stato larvatico con la susseguente colazione "masticata" senza avvertire alcunchè. Della serie "I sapori questi eterni sconosciuti".
Cerco di riprendere conoscenza mentre percorro, camminando, il chilometro per raggiungere la zona cambio. Sono ben coperto ma col passare del tempo la temperatura diventa gradevole ed aspetto sino all'ultimo ad indossare la muta. Gli atleti, abbandonata la zona cambio, si trasferiscono in spiaggia attendendo lo start con un cielo oscurato e la visibilità delle boe ancora approssimativa.
Al momento dello sparo scaccio l'ansia generatasi dal dover affrontare la frazione a me indigesta e cerco, nel limite del possibile , di "sguazzare" i primi 1900 metri con oculatezza. La mancanza di fondo è un limite preoccupante, tuttavia fuoriesco indenne dalla baia di Marina di Campo.
Corsetta per sconfiggere lo stordimento, prima transizione effettuata con la dovuta calma e via in sella per affrontare un percorso ostico spalmato su tre giri, forse il più impegnativo dell'annata.
Il primo scorre velocemente, la gamba c'è, le sensazioni buone, sennonchè nella discesa da Sant'Ilario accade il misfatto. Di colpo sento la ruota posteriore completamente a terra ,sbando vistosamente e quando realizzo d'aver forato il tubolare lo sconforto è notevole.
Inutile il tentativo d'iniettare la schiuma anti foratura, il danno procurato si rivela oltre l'immaginabile e la vedo fuoriuscire ovunque. Giunge una moto con due persone dello staff , chiedo se vi sia un'assistenza meccanica sul percorso ricevendo risposta negativa.
Ultimo tentativo,per continuare a sperare di proseguire la competizione, è la sostituzione del tubolare, operazione indigesta ma assolutamente necessaria in siffatte situazioni.
Qualche "smadonnamento" ci scappa però l'operazione riesce ed ora l'obiettivo principe è quello di concludere i circa 110 km rimanenti. Li affronto col cuore in gola, perchè il tubolare non è incollato a dovere, pertanto dovrò far attenzione nell'approcciare le curve per scongiurare una sua fuoriuscita dal cerchio. L'energie nervose spese durante la sosta forzata vengono a mancare nell'ultima tornata, ma poco importa. Mettere il piede a terra in zona cambio significherà aver vinto la personale battaglia con la sfortuna. Missione compiuta!
Seconda transizione, indosso la canotta con dedica a Simone poichè, dopo aver festeggiato la 100esima maratona insieme, occorre suggellare anche quest'altro traguardo.
Rimango positivamente impressionato dalla reattività dei quadricipiti sin dalle prime falcate e nonostante una crisi alla mezza rimango concentrato e riesco, calando un filino il ritmo, a mantenere una velocità decente.
Emozionante ed adrenalinico ricevere così tanto sostegno dagli amici a bordo strada ed i chilometri scivolano velocemente accompagnati dai pensieri, immaginando quale stato d'animo pervaderà corpo e mente nel momento in cui varcherò la linea del traguardo. Ci siamo quasi....
Curva a destra in prossimità del Montecristo, è l'ultima volta che percorrerò il lungomare, me lo voglio godere sino alla fine e raccolgo gli ultimi incoraggiamenti prima d'abbandonarlo.
La svolta per immettersi sul breve rettilineo finale rimarrà in eterno nei miei ricordi così come il festoso arrivo con tanto di coriandoli e striscione dedicato. Ringrazio pubblicamente l'amico Marco per questa gradita sorpresa inaspettata che mi ha molto emozionato. Rimasto senza parole ed intervistato subito dopo il traguardo ero incapace di pronunciare una frase di senso compiuto.
Oltre ai soliti e meritati complimenti a tutti i finisher vorrei condividere il gentile pensiero del vincitore della prova con tanto di record , il belga Lucky Berlage, applaudendo tutti i volontari.
Figure fondamentali per la buona riuscita di qualsiasi evento sportivo, senza il loro apporto NOTHING IS POSSIBLE.
Una lieve correzione del motto coniato dall'organizzazione dell'IM pallinato.
Un grazie anche ai miei due compagni di viaggio, entrambi finisher dell'Elbaman 73, per la spassosa compagnia ed un caloroso abbraccio a chi mi ha incoraggiato anche in maniera colorita :)
God Bless you !!!
Nessun commento:
Posta un commento