giovedì 29 maggio 2014

Sempre magica Isla

 in piedi Alberto ed Eddi sotto Alex ed Ame
un soddisfatto Giò con i segni della battaglia natatoria :)
Attacco alla M pallinata della torta dedicata alla gara
col nipotino Alex subito dopo l'arrivo

E' la manifestazione sportiva alla quale sono legato a doppio filo, un amore iniziato 16 anni fa, proseguito sino ad oggi come se fosse un rituale sacro. Gli aficionados del blog avranno intuito che si tratta dell' Ironman Lanzarote, punto di partenza del mio lungo viaggio all'interno del mondo Ironman.
Quest'anno ero presente in duplice veste e cioè sia d'atleta che d'accompagnatore del gruppo Lanzaroteforever progetto concepito dall'amico Eddi Manzatto, italiano residente sull'isola canaria. L'idea di collaborare con lui è l'ho colta con molto entusiasmo perchè adoro l'ambiente sportivo ed il magnifico contesto naturalistico sede delle nostre attività.
Tre gli "atleti-clienti" al seguito (Alex, Giovanni ed Alberto) ed ovviamente il fine principale era quello di svolgere il nostro compito nel miglior modo possibile, con professionalità, soddisfacendo i loro desideri,sulla base di un programma prestabilito.
Ryan Air, causa lavori alle piste d'atterraggio dell'aeroporto di Orio al Serio , ha spostato la partenza e l'arrivo dei voli diretti e provenienti da Lanzarote allo scalo di Malpensa situato a ben 75 km da casa.
Quest'anno la pattuglia italica era piuttosto consistente, quindi numerosi erano gli amici presenti sul volo che ci ha portato, con una bella mezz'oretta di ritardo sulla tabella marcia, all'aeroporto d'Arrecife.  Ritirati i bagagli noto una maniglia, della borsa imbarcata, strappata  e sporgo reclamo a Ryan Air. Avrò 7 giorni di tempo per richiedere il risarcimento del danno però, guarda caso, il link dove dovevo completare la procedura non si apre. A pensare male questa volta ci si azzecca.....
Abbraccio Eddi e noleggiamo un taxi per raggiungere l'Atlantis Las Lomas , la struttura prescelta per alloggiare durante la nostra settimana di permanenza a Lanzarote. La presenza in calendario di una competizione così celebre capace d'attirare a sè una notevole affluenza d'atleti provenienti da tutto il globo , genera un sensibile movimento turistico e l'età media s'alza notevolmente :)
Con Alberto ebbi modo in passato di condividere una trasferta in occasione di un IM ad Hannover così sfrutto la serata di mercoledì sera ,dinanzi  ad una pizza, per far conoscenza con Alex e Giovanni e spiegare il "menu turistico"dei giorni seguenti.
The day after, sarà un vero tour de force a partire dalla colazione a buffet dove Alex si dimostrerà un vero "Englishman" con piatti in cui spiccavano  fagioli ed uova fritte. E sarà così per tutta la vacanza. Considerando i suoi trascorsi come studente e turista nella terra d'Albione, unito al suo carattere poco espansivo, ironico il giusto se deve punzecchiare, credo abbia tutti gli ingredienti per esserlo :)
Alberto è un militare forgiato all'accademia quindi nulla lo spaventa e spalleggia Alex nelle colazioni anglosassoni. Praticamente fra me e loro c'è "un'oceano di dolcezza" perchè , a parte qualche gustoso toast prosciutto e formaggio, mi sazierò di cibarie dolci fra le quali cito delle simil- crepes addolcite con una pseudo-Nutella :D
Giovanni da Colico è all'esordio in un IM, cerco di farlo sorridere per mitigare la comprensibile tensione, sfoggia una spiccata propensione per i social network spesso pizzicato con lo smartphone a "ciattare" a velocità supersoniche. Ed il buon Alex a sfotterlo amabilmente.
Successivamente al ritiro dei pettorali e briefing in italiano, tenuto dal sottoscritto e Dario Nardone, nel celeberrimo Club la Santa siamo partiti in auto per visionare il tratto presente nella frazione ciclistica che conduce al Mirador del Rio.
Soo, Caleta de Famara, Teguise, Mirador de Haria, Haria, Guinate, e nei pressi ecco materializzarsi quello che personalmente definisco il Muro di Grammont poichè, arrivati a questo punto, questo breve strappo è spesso una lama di coltello nei quadricipiti. Delusione della truppa allorchè raggiunto il punto più affascinante e spettacolare di tutta l'isola ci ritroviamo immersi nelle nuvole. La possibilità d'ammirare il mare cristallino con le varie tomalità d'azzurro e La Graciosa in fronte ci è precluso.
No problem, ritorneremo come da programma nei giorni successivi alla gara col gruppo di Lanzaroteforever quando dedicheremo un'intera giornata alla parte nord.
Il tempo a nostra disposizione è risicato,incombe il pasta party previsto sempre al Club la Santa, motivo per cui ripercorriamo a ritroso la strada che ci ha condotti sino al Mirador del Rio. Ricco come di norma il buffet allestito e ci siamo disimpegnati alla grande fornendo una prestazione degna di nota.
L'indomanì ,vigilia della gara, scorre all'insegna del riposo e dei preparativi per presentarsi, nel primo pomeriggio, al tradizionale bike check-in  depositando in zona cambio bici e sacche per le due transizioni.
L'ultima rifinitura del gruppo è un carboload serale tutti insieme ed il menu è quello trito e ritrito delle cene pre -IM. Pasta col tonno. Un must !
Una passeggiatina sull'Avenida di Puerto del Carmen e poi risalita all'appartamento attraverso una delle tante rampe dalle pendenze allucinanti che dal lungo oceano arrivano alle vie sovrastanti. Non siamo a livello di San Francisco tuttavia ,nel percorrerle, i vasti mediali tendono a lamentarsi :)
Il nemico giurato dei triatleti iscritti all'Ironman Lanzarote è da sempre considerato l'ostile vento canario e chi meglio di Eddi , istruttore di Kite e quindi profondo conoscitore del movimento degli stessi, potrà darci utili info? Purtroppo si prevedono alisei con direzione Nord- Est e se ciò verrà confermato significherà affrontare i saliscendi della Montana del Fuego nonchè i due Mirador controvento. Alleluia !!!
La nottata antecedente un IM dormo a sprazzi, il classico dormiveglia ed il puntare la sveglia è solo un modo per scongiurare eventuali "cadute" di sonno improvviso. Alberto rimane a letto, salterà la colazione e se dovessi seguire l'istinto eviterei anch'io di farla. Ingurgito tre barrette, una tazza di tè e ritorno a sdraiarmi sul letto. Prima di lasciare l'appartamento ricontrollo d'avere tutto il necessario per affrontare la rinfrescante nuotata oceanica ed in compagnia d'Alberto scendiamo in zona cambio.
Rimango dell'idea che 2200 triatleti per questo evento sono troppi, lo spazio a disposizione è parecchio ridotto, occorrerebbe diminuirli. Gli organizzatori, con abilità, cavalcano l'onda del momento ,sfruttano questo impellente desiderio di divenire IM Finisher e fanno cassa intascando notevoli cifre.
Scendo nel tendone in spiaggia, indosso la muta, esco e vorrei non averla perchè avverto caldo. Entro in griglia di partenza e, poco dopo, gli archi gonfiabili dei vari sponsor iniziano lentamente perdere pressione  presumo per un guasto elettrico ai generatori . Intervento dei volontari per tenerli sollevati sino al colpo di pistola dato alle 7 per la gioia di chi era stanco d'aspettare, corroso dall'estenuante attesa.
Per evitare un affollamento di concorrenti alla prima boa l'organizzazione ha studiato una modifica al primo lato facendoci giungere non direttamente bensì con un tragitto arcuato. Ciò nonostante inizia l'immancabile tonnara ed a farne le spese saranno l'Englishman e Giovanni centrati da due diretti. Lo "Smanettatore dell'Alto lago" dovrà far ricorso alle cure mediche per curare le ferite sulla fronte.
Alzi la mano chi è riuscito a schivare le botte ed a districarsi in quel marasma.
E' universalmente nota la mia scarsa propensione per il gesto natatorio ed essendo privo di tecnica cerco rifugio nell'utilizzo della muta in neoprene. E' un'ancòra di salvezza , un aiuto indispensabile per poter terminare la frazione più ostica.
Il tendone in cui avviene la trasformazione da pinguino ad aspirante ciclista sembra un formicaio con gli atleti intenti a cambiarsi con frenesia e mentre tolgo la muta noto un'abrasione all'interno dell'ascella destra. Asciugo le zampe intrise di sabbia lavica, una volontaria distribuisce velocemente la crema solare sulle spalle e, uscito dal marasma, salgo con calze da buttare e scarpe in mano, la rampa che collega la spiaggia alla zona cambio. Prendo la bicicletta, corro spingendola sino all'uscita della stessa ma debbo levare le calze ed indossare le scarpe se desidero pedalare....
Incrocio Kenneth Gasque, ideatore e icona dell'IM Lanzarote e d'istinto gli faccio segno se può reggermi la bici . Sorride, così come le persone vicine, augurandomi una buona gara.
I primi 25-30 km sono noiosi ed i più trafficati, malgrado abbiano chiuso al traffico la corsia, della carreggiata, a noi destinata.Si riescono ad apprezzare le prime bellezze "lanzarotegne" allorchè s'imbocca l'anello che fiancheggia le saline e le cartoline naturalistiche iniziano a generarsi dinanzi ai nostri occhi, mentre il cuore pompa forte così come le raffiche assassine dell'odiato vento.
A tratti, la ruota anteriore le subisce, e debbo correggere pericolosi sbandamenti, ma la sorte benigna ci consente di risalire la pittoresca Montana del Fuego piuttosto agevolmente, sennonchè accade un episodio direi clownesco. Mentre sgranocchio una barretta sento la capsula di un dente staccarsi , riesco forunatamente a bloccarla con l'intenzione di riporla nell'involucro della barretta. Destino vuole che in quel frangente si materializza una folata di vento ed il tutto finisce alle mie spalle!!!
Blocco la bici sul posto, torno indietro di pochi metri e scorgo un puntino bianco sulla superficie nera dell'asfalto. Tiro un sospiro di sollievo e colloco la suddetta capsula nel box portaoggetti.
Nel momento del misfatto stavamo affrontando uno strappetto impegnativo pertando qualche pedalatore situato alle mi terga, immagino, m'avrà tirato qualche accidenti per lo stop improvviso.
Gestisco saggiamente l'energie sino a Mancha Blanca, l'unico pueblo dove ogni anno si ritrova un gruppo di gente del luogo, generosi nel trasmettere il loro entusiasmo a tutti i partecipanti. Li ringrazio calorosamente gesticolando ed il saluto viene accolto festosamente.
Sento l'incoraggiamento di Eddi, affronto in scioltezza la lunga discesa sino al Club la Santa conscio che, arrivato alla rotonda situata in prossimità del famoso centro sportivo, inizia uno spartiacque mentalmente difficile.Si dovranno affrontare le salite dei due Mirador e nel mezzo un segmento ostico, con piccole erte e l'indigesto Muro di Guinate.
Temo di subire il percorso per mancanza d'allenamento ed i pochi chilometri nelle gambe, quindi nessun azzardo e la solita regolarità per giungere al Mirador del Rio in condizioni fisiche decenti.
Svolgo il compitino e nella lunga discesa lascio passare i velocisti sapendo che le insidie non sono terminate,  pensando al falsopiano vero Nazareth, celeberrima località caratterizzata da un fondo stradale seriamente dissestato, detestato dal primo all'ultimo degli iscritti.
Le sorprese sono dietro l'angolo ed alla rotonda di Tahiche svoltando verso Nazareth vorrei far scendere la catena sul 39 . Vorrei, invece non posso e "smanetto" con la leva collegata al deragliatore. Innervosito e col terrore di rompere il cavo accetto l'inconveniente meccanico affrontando il rognoso tratto col 53.
Grosse crisi sui pedali non ne ho avute e giungo a Puerto del Carmen felice d'aver superato un altro ostacolo, forse quello più oneroso e dispendioso. Il vento è stato protagonista, forse senza esserlo in maniera poderosa però, al solo pensiero di dover correre una maratona l'entusiasmo, scema conoscendone la difficoltà. In effetti mantengo un discreto ritmo per un terzo della distanza poi cala il sipario , improvvisamente inizia a girarmi la testa e nemmeno un copioso utilizzo di acqua fresca versata sul capo riesce a svegliarmi dall'intontimento. Devio in una via adiacente al percorso e ,con la scusa di un pit stop fisiologico, faccio sosta forzata nel tentativo di riprendere conoscenza e morale. Sarà una lotta impari con la mente intenzionata ad entrare in sciopero e dovrò cedere ai suoi voleri camminando parecchio. Nell'ultimo giro, più breve dei due precedenti, un moto d'orgoglio mi spinge a tener duro per porre fine a questo malessere. Incrocio Alex e lo vedo pimpante e sono felice perchè ha trascorso un inverno con problemi fisici e nella corsa ha dovuto interrompere spesso la preparazione. In bicicletta, sua grande passione soprattutto se la strada sale parecchio, era ottimamente preparato quindi in maratona ha potuto correre senza aver gambe troppo affaticate.
E lo smanettatore a due mani di smartphone? Sono preoccupato in quanto Giovanni risulta assente mentre Alberto corre a buon ritmo fasciato dalla sua CCC hot a maniche lunghe.
Cammino sull'ultima salitella  sapendo d'essere giunto nel punto cruciale di tutta la competizione. Ogni passo sino al traguardo sarà adrenalina pura, voglia di abbracciare tutti gli spettatori, sfogare la contentezza e liberare tutte l'emozioni che s'avvertono mentre lo si raggiunge.
Arrivo a braccia alzate e subito dopo trovo il nipotino Alex pronto a scattare una foto ricordo. Massaggi nel tendone in spiaggia (più lontano no è?) e bradipo rientro in appartamento per una doccia rigenerante. Eddi dice d'aver visto correre Giovanni, la cosa mi tranquillizza ed è stato emozionante sentirlo felice dopo l'estenuante prova festeggiato dagli amici accorsi dalla Valtellina per sostenerlo. Bravo Giò !!!
I giorni successivi saranno dedicati all'escursioni col gruppo, condite da grasse risate e sfottò reciproci consapevoli d'aver trascorso una divertente settimana di vacanza, con la cieliegina sulla torta rappresentata dall'aver raggiunto tutti quanti l'obiettivo sportivo prefissato.
Un caloroso ringraziamento al socio Eddi ed ai tre Ironmoschettieri Alex, Giovanni ed Alberto.

God bless you !!!